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CHIESA NUOVA

LA CHIESA NOA!

Nella progettazione della nuova chiesa per la parrocchia di San Bernardino Realino, fortemente voluta da S.E. Cosmo Ruppi, la volontà principale di noi progettisti è stata quella di attribuire un valore morfologico chiaro e riconoscibile all’intero complesso parrocchiale, per far emergere all’interno dello skyline urbano l’immagine di una comunità attiva, al fine di evitare che la chiesa-edificio, nella quale si identifica e si riconosce la Chiesa-assemblea, fosse sommersa all’ombra della nuova espansione urbana.
Si è cercato di riproporre un edificio la cui immagine facesse riferimento alla memoria storica e tipologica salentina attraverso soluzioni morfologiche e attraverso l’impiego dei materiali, intonaco bianco e pietra leccese: un chiaro richiamo alla nostra terra del Sud.

Affrontare il tema della progettazione di una nuova chiesa per noi architetti, non è mai un’operazione semplice, in quanto la nostra responsabilità è la rispondenza non a delle esigenze meramente funzionali, ma -ardua impresa- a quelle dello spirito. La chiesa ha legata a sé un’immagine tradizionale molto forte, e in quanto tale, forse più di altri edifici è suscettibile di perplessità; la percezione di uno spazio come “chiesa” trova giusta rispondenza solo attraverso soluzioni architettoniche che raggiungano una difficile commistione tra immagine mentale e realtà costruita.

La comprensione di questa sorta di disagio ha dato vita ad un progetto che cercasse di trovare un punto di incontro tra architettura e ciò che essa va a significare nel momento in cui si incontra con qualcosa di più profondamente intimo come può essere lo spazio sacro.

L’architettura sacra, come ben sappiamo, non è una realtà immutabile, la chiesa è il luogo della celebrazione di un rito che, rivolto alla gente, si evolve con essa. Mutano le funzioni liturgiche e lo spazio ci si adegua di conseguenza; e così la riforma liturgica dettata dal Concilio Vaticano II arriva ad incidere non poco sull’architettura degli edifici sacri, e sulla loro capacità comunicativa. Tuttavia i principi innovativi dettati dal Concilio possono risultare lenti da assimilare in un contesto così radicato nella tradizione, come può essere quello religioso, per cui edifici rispondenti alle nuove esigenze liturgiche, potrebbero essere percepiti come spazi non riconoscibili. Queste riflessioni hanno fatto si che grande importanza nel progetto sia data alla riconoscibilità dell’edificio, attraverso uno sguardo alla memoria storica, materia e tipologica salentina, abbiamo disegnato uno spazio che accogliesse in maniera semplice e degna la comunità riunita nel nome di Cristo Gesù. Una degna semplicità è ciò che spazialmente si è voluto trasmettere. Abbiamo accettato una sfida proposta da S. E. Cosmo Ruppi e dalla stessa C.E.I., che chiedono, per le comunità parrocchiali, luoghi che favoriscano la comunione e la partecipazione attiva al rito, edifici che siano degni, riconoscibili, una chiesa-edificio immagine della Chiesa-assemblea, il tutto con delle risorse economiche molto ristrette.

Noi progettisti abbiamo proposto la nostra soluzione, l’abbiamo fatto al meglio delle nostre possibilità, con l’aiuto di persone qualificate, liturgisti, artisti, con Don Michele e con un’attiva partecipazione di Don Cosmo. Tutti ci hanno affiancato in questo iter, e ci hanno aiutato a produrre il progetto che oggi vi presentiamo.

Grazie

Il team di progetto:

Daniela Boscia , Stefano Mavilio, Ilaria Levantesi ( progettazione architettonica) Pd. Silvano Maggiani s.m. (liturgia)

Pietro Casentini, Armano Marrocco, Sr. Elena Manganelli, Albino Sirsi (opere d’arte)